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Il danno ricorrenziale in chirurgia tiroidea: dalla prevenzione, alla cura e al recupero funzionale

gola di cantante lirica con evidente gozzo tiroideo

Il Dipartimento di Chirurgia ha ospitato nei giorni 3 e 4 di Ottobre il corso dal titolo: “Il danno ricorrenziale in chirurgia tiroidea: dalla prevenzione, alla cura e al recupero funzionale. La tecnica chirurgica, i device, la terapia farmacologica e laterapia riabilitativa “.
La prima giornata è stata dedicata alle relazioni degli esperti invitati, mentre la seconda è stata caratterizzata dalla sessione di chirurgia in collegamento diretto tra reparto operatorio e aula Biocca con rapporto interattivo tra chirurgo operatore, relatori e partecipanti iscritti.
Il corso si è rivolto a tutte le figure sanitarie che svolgono la loro attività professionale nell’ambito della prevenzione e della cura del danno ricorrenziale. Sono stati pertanto presi in considerazione tutti gli aspetti rilevanti della chirurgia tiroidea con l’obiettvo di fornire una guida completa sulla metodologia da seguire,sia durante l’intervento, nell’ottica di prevenzione e di contenimento del danno iatrogeno ricorrenziale, che nella gestione post-operatoria di questa specifica complicanza.
Sulla base di questa premessa sono stati presi in considerazione gli aspetti salienti relativi alla appropriatezza delle manovre chirurgiche, considerando l’anatomia chirurgica e la tecnica operatoria, l’impatto clinico e di supporto didattico-formativo dei device attualmente disponibili sia per il neuromonitoraggio intraoperatorio che per le procedure di dissezione. Inoltre, è stato dato risalto al ruolo della ecografia e della laringoscopia nella valutazione del deficit funzionale, nonché ai provvedimenti di cura specifica, farmacologica, logopedica e chirurgica del deficit funzionale permanente.
Il corso nasce dai seguenti presupposti:
- secondo quanto riportato nel registro nazionale nel periodo 2001-2018 sono state eseguite in Italia un totale di 704.523 tiroidectomie, circa 40000/anno: 542.000 in soggetti di sesso femminile (87.7/100.000 donne, età media 52 anni) e 162.380 in soggetti di sesso maschile (27/100.000 uomini, età media 54 anni), con un rapporto f : m = 3.3 : 1. Il numero di interventi chirugici si è ridotto progressivamente: nel sesso femminile da quasi 100/100.000 donne negli anni 2002-2004 a 71/100.000 nel 2018; nel sesso maschile non si è osservata riduzione. Le tiroidectomie sono state eseguite soprattutto al centro-sud (50% in più rispetto alle regioni del nord). Anche il rapporto tra tiroidectomie totali e resezioni ghiandolari monolaterali è risultato più elevato nelle macroaree centro e sud-isole (88%) rispetto alle regioni del nord (77%) ed è aumentato a livello nazionale fino al 2012, salvo stabilizzarsi negli anni successivi. Si è infine registrata una significativa riduzione del numero di interventi chirurgici per patologia benigna in entrambi i sessi e, maggiormente, nel sesso femminile si è passati da 81/100.000 donne operate nel 2002 a 49/100.000 nel 2018, e da 22/100.000 uomini nel 2002 a 16/100.000 nel 2018. Al contrario, le tiroidectomie per neoplasie maligne sono aumentate in entrambi i sessi, in tutte le aree geografiche fino al 2013-2014, raggiungendo il picco di 24.3/100.000 donne e 8.6/100.000 uomini e rimanendo stabili negli anni successivi. Nel periodo 2001-2006 rappresentavano il 20% di tutte le tiroidectomie negli uomini e il 18% nelle donne; nel periodo 2013-2018 le percentuali erano 31% e 38%, rispettivamente.
- questo tipo di chirurgia d’organo è gravata, come tutti gli atti medici, da possibili complicanze alcune specifiche della tipologia di intervento, quali lesioni delle paratiroidi e dei nervi ricorrenti, altre generiche, a carico delle strutture anatomiche limitrofe alla ghiandola, quali trachea, esofago, grandi vasi del collo e nervi laringei superiori, altre proprie di qualsiasi atto
chirurgico, quali emorragia ed infezione del sito operatorio.
- considerata l’epidemiologia della malattia tiroidea di interesse chirurgico, il costo sociale e sanitario che da tali elementi deriva anche nel nostro paese si è resa necessaria l’identificazione sul territorio nazionale di centri dedicati a questa tipologia di cura chirurgica. Secondo la SIUEC, Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia, una unità operativa dedicata alla chirurgia della tiroide deve essere in possesso di precisi requisiti, relativi non solo alla quantità delle prestazioni erogate, ma anche alle condizioni strutturali, organizzative, di funzionamento, di qualità e di risultato della prestazione sanitaria. Le unità operative accreditate dalla SIUEC sono classificate in centro di riferimento nazionale di chirurgia della tiroide, centro di riferimento regionale di chirurgia della tiroide e unità di chirurgia tiroidea a secondo del numero annuo di interventi eseguiti: centro di riferimento nazionale di chirurgia della tiroide, volume minimo di attività assunto, ≥ 500 interventi/anno di cui il 20 % di patologia oncologica
(pari a 100 casi annui); centro di riferimento regionale di chirurgia della tiroide, volume minimo di attività assunto ≥ 180 interventi/anno di cui il 20 % di patologia oncologica (pari a 36 casi annui); unità di chirurgia tiroidea, volume minimo di attività assunto ≥ 70 interventi anno di cui il 20 % di patologia oncologica (pari a 14 casi annui).
Questa società, tenuto conto di quanto riportato in letteratura, ha identificato come indicatori di qualità i seguenti parametri relativamente alle principali sequele o complicazioni post tiroidectomia totale: lesione ricorrenziale permanente monolaterale 1.3% (range 0.4-4.6 %); ipoparatiroidismo definitivo 2.2% (range 0.2-7.2 %); sanguinamento post-operatorio 1.6% (range 0.5-4.0 %); infezione ferita 0.4%.
- la complicanza specifica più grave è legata al deficit ricorrenziale funzionale acuto bilaterale, anche se di breve durata, in quanto responsabile di uno stato di insufficienza respiratoria severa che necessita di provvedimenti di urgenza e di una successiva complessa riabilitazione.
Non trascurabile, inoltre, anche il deficit monolaterale, sia temporaneo che definitivo, che può rendere necessaria l’attuazione di provvedimenti terapeutici talora complessi, e che può rappresentare una potenziale causa di invalidità più o meno rilevante a seconda della incidenza negativa sulla capacità fonatoria e respiratoria.
Entrambe le complicanze assumono poi una rilevanza variabile nei loro esiti a seconda della attività lavorativa e sociale del soggetto affetto dalla sequela.
Il corso ha ottenuto il patrocinio delle due principali società scientifiche chirurgiche nazionali competenti: la SIC, Società Italiana di Chirurgia e la SIUEC, Società Italiana Unitaria di Endocrinochirurgia.


Stante il gradimento del corso da parte di tutti i soggetti coinvolti, discenti e docenti, e al raggiungimento del massimo delle iscrizioni previste, il prossimo anno sarà programmata sempre nel mese di ottobre e nella stessa sede una seconda edizione.

corso il danno ricorrenziale

 

intervento di tiroidectomia

 

intervento di tiroidectomia

Allegati

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